Comprendere i disturbi dissociativi: quando la mente si difende disconnettendosi

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A volte, quando la realtà diventa troppo dura da affrontare, la mente si protegge. Non lo fa sempre in modo evidente, né secondo logiche razionali. Lo fa come può, nel modo che le è più familiare: ci allontana. Dal dolore, dall’esperienza che stiamo vivendo, talvolta persino da noi stessi. Questo meccanismo si chiama dissociazione e può sembrare, a chi non lo ha mai sperimentato, qualcosa di strano o estraneo. In realtà, è uno dei modi più profondi e antichi che l’essere umano ha sviluppato per sopravvivere a ciò che è emotivamente insostenibile. La dissociazione, nella sua forma più lieve, è comune e perfettamente normale. Quasi tutti, ad esempio, abbiamo vissuto momenti in cui “stacchiamo” mentalmente: ci distraiamo durante un lungo viaggio in auto, sogniamo a occhi aperti durante una riunione, perdiamo per un attimo la consapevolezza del presente. Ma in alcune persone, soprattutto in coloro che hanno vissuto traumi gravi o ripetuti – come abusi, violenze, perdite traumatiche – questo meccanismo di difesa diventa cronico. Si trasforma in un’interruzione profonda e duratura della continuità della coscienza, dando origine a quella che viene definita come una classe specifica di disturbi: i disturbi dissociativi. Quando la dissociazione non è più un evento passeggero, ma una condizione ricorrente che interferisce con la vita quotidiana, con la memoria, con la percezione del sé o del mondo esterno, si entra in un campo complesso ma fondamentale della salute mentale. Comprendere cosa sono i disturbi dissociativi significa entrare in contatto con il potere della mente di proteggersi, ma anche con il dolore profondo che questi meccanismi cercano di contenere. Significa riconoscere, senza giudizio, che anche la frammentazione può essere un tentativo – disperato, ma umano – di tenere insieme ciò che altrimenti sarebbe insopportabile.

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Il massaggio sensoriale: il tocco consapevole contro stress e iperconnessione

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Viviamo in un mondo iperconnesso, dove la mente è costantemente sollecitata. Lavoriamo davanti a uno schermo, consultiamo lo smartphone centinaia di volte al giorno, rispondiamo a notifiche anche durante i momenti di relax. La nostra attenzione è frammentata, il corpo in tensione, e la mente spesso in modalità “allerta continua”. Questo tipo di stress, seppur invisibile, ha conseguenze tangibili: insonnia, stanchezza cronica, irritabilità, dolori muscolari, difficoltà digestive. Il sistema nervoso simpatico – quello che regola la risposta “combatti o fuggi” – resta iperattivo, senza dare spazio alla rigenerazione. In questo contesto, sempre più persone cercano pratiche che non siano solo rilassanti, ma profondamente riequilibranti. Tra queste, il massaggio sensoriale si sta affermando come un’esperienza completa, capace di agire su corpo, mente e sistema nervoso autonomo.

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Dentro la bellezza, con l’ecografo

In medicina estetica si parla spesso di risultati naturali, tecniche sicure, approcci personalizzati. Ma quanto di tutto questo è davvero misurabile? Quanto di ciò che facciamo – o che ci facciamo fare – è visibile non solo allo specchio, ma anche “sotto la superficie”? Negli ultimi anni sta emergendo una risposta concreta e tecnologica a queste domande: l’ecografo. Uno strumento che fino a poco tempo fa associavamo a ginecologi, cardiologi o internisti, e che oggi sta rivoluzionando anche la medicina estetica. Non per moda, ma per necessità clinica. Utilizzare l’ecografia ad alta frequenza durante i trattamenti estetici permette di vedere esattamente dove sono i vasi sanguigni, dove si trova il prodotto iniettato, come reagisce il tessuto, e persino di intervenire in sicurezza in caso di complicanze. Un vero game changer per i professionisti seri del settore. Per capire meglio come funziona tutto questo – e perché sta cambiando il volto (è il caso di dirlo) della medicina estetica – abbiamo intervistato il Dott. Luca Roberto De Santis, medico estetico e direttore sanitario del Centro Medico Meldes di Milano, tra i primi in Italia a integrare l’ecografo nella sua pratica quotidiana.

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Occhiaie: trattamenti innovativi per uno sguardo rigenerato

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Ti sei mai guardato allo specchio dopo una notte difficile e hai notato quelle fastidiose ombre scure sotto gli occhi? Non sei solo. Le occhiaie sono uno degli inestetismi più comuni – e più odiati – che possono affacciarsi sul nostro viso anche quando ci sentiamo bene. Un piccolo dettaglio che, però, ha il potere di trasformare radicalmente l’espressione del volto, rendendolo stanco, spento e invecchiato. Ma attenzione: pensare che le occhiaie siano solo il risultato di una notte in bianco è un’idea troppo semplicistica. Dietro quelle ombre si nasconde spesso un mix complesso di fattori genetici, fisiologici, ambientali e anche emozionali. La pelle del contorno occhi è tra le più sottili e delicate del nostro corpo. Con il tempo tende ad assottigliarsi ulteriormente, lasciando intravedere i capillari sottostanti, e a perdere elasticità per il calo di collagene ed elastina. Questo processo naturale, unito a stress, disidratazione o semplicemente alla predisposizione genetica, può rendere le occhiaie sempre più evidenti e persistenti. Ma c’è una buona notizia: la cosmetologia e la dermatologia non stanno a guardare. Negli ultimi anni sono stati sviluppati trattamenti sempre più mirati, sicuri e tecnologicamente avanzati, capaci non solo di ridurre le occhiaie, ma anche di rigenerare la pelle, migliorare la microcircolazione, stimolare il rinnovamento cellulare e…restituirci uno sguardo più fresco, giovane e luminoso. In questo articolo ti guideremo alla scoperta delle diverse tipologie di occhiaie e dei trattamenti innovativi oggi disponibili: filler, laser, radiofrequenza, PRF e molto altro. Perché non esiste una soluzione universale: conoscere la causa è il primo passo per scegliere il rimedio più adatto.

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Miso: l’elisir giapponese per rigenerare corpo e mente

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In un mondo sempre più attento all’alimentazione consapevole e alla ricerca del benessere a 360 gradi, c’è un ingrediente che spicca per le sue virtù nutritive, terapeutiche e… culinarie. Stiamo parlando del miso, un alimento fermentato originario del Giappone che, nonostante la sua lunga storia, è ancora oggi al centro dell’interesse di nutrizionisti, chef e appassionati di cucina naturale. Ma il miso non è solo un condimento: è un vero e proprio elisir di benessere, un piccolo miracolo del mondo vegetale che racchiude in sé secoli di tradizione e un sorprendente potenziale per la salute. Negli ultimi anni, il fermentato giapponese ha vissuto una vera e propria riscoperta anche in Occidente, complici i trend legati alla fermentazione, alla salute intestinale e all’approccio olistico all’alimentazione. I suoi benefici spaziano dalla depurazione dell’organismo al supporto del sistema immunitario, fino al miglioramento dell’umore. Il suo sapore unico, definito “umami” – il quinto gusto, profondo e avvolgente – lo rende irresistibile anche per chi si avvicina per la prima volta alla cucina orientale. Il miso rappresenta un perfetto esempio di come un cibo funzionale, ovvero un alimento che nutre e cura allo stesso tempo, possa integrarsi facilmente nella nostra dieta quotidiana. È una di quelle scelte semplici, ma intelligenti, che possono fare la differenza nel lungo periodo. E allora perché non lasciarsi ispirare dalla cultura giapponese e scoprire come questo piccolo ma potente ingrediente può diventare un alleato prezioso per la nostra vitalità?

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