La miocardite

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La miocardite è una condizione patologica che può presentarsi in un’ampia gamma di modi e avere esiti diversi. Può variare dall’assenza totale di sintomi all’essere sintomatico con vari livelli di gravità, fino a portare alla morte improvvisa. Sebbene spesso si risolva da sola senza causare conseguenze significative, la miocardite è una delle principali cause di morte improvvisa, in particolare tra i giovani maschi. Pertanto, la prognosi della miocardite varia notevolmente ed è influenzata principalmente da come si presenta clinicamente e dalla misura in cui compromette la capacità di contrazione del cuore. La presentazione clinica della miocardite può spesso assomigliare a quella di un infarto miocardico acuto. In circa tre quarti dei casi, è caratterizzata da dolore toracico, che in genere si verifica da una a quattro settimane dopo un’infezione respiratoria o gastrointestinale. In alcuni casi, la malattia può presentarsi con sintomi di insufficienza cardiaca, come mancanza di respiro, affaticamento e gonfiore alle gambe, che possono svilupparsi gradualmente o improvvisamente. Nelle sue forme più gravi, la miocardite può portare a shock cardiogeno o aritmie di varia origine e gravità, comportando talvolta un rischio mortale.

Cause

La miocardite può essere causata dall’esposizione ad agenti infettivi, farmaci o altre sostanze tossiche, ma può anche manifestarsi nel contesto di malattie autoimmuni. Tra le forme infettive, i virus sono la causa scatenante più comune. I principali virus coinvolti sono Coxsackievirus, Citomegalovirus, virus dell’epatite C, Herpes virus, HIV, Adenovirus, Parvovirus. Nelle forme associate a infezioni virali, la miocardite può svilupparsi per l’azione diretta dell’agente infettivo che danneggia e distrugge le cellule muscolari, ma anche per l’intervento delle cellule immunitarie. Raramente gli agenti infettivi coinvolti possono essere batteri, funghi o protozoi. Tra le cause non infettive di pericardite, troviamo patologie autoimmuni e infiammatorie sistemiche e l’esposizione a farmaci e sostanze tossiche. Questi ultimi possono causare un danno diretto alle cellule miocardiche (per esempio cocaina e anfetamine), oppure possono causare reazioni allergiche e attivazione del sistema immunitario (farmaci tra cui alcuni chemioterapici, antibiotici o antipsicotici).

Chi è maggiormente a rischio

La miocardite interessa per lo più soggetti relativamente giovani e gli uomini sono maggiormente colpiti rispetto alle donne. In alcuni soggetti è stato documentato il contributo di una predisposizione genetica, anche se non ancora completamente definita; inoltre, recentemente il microbiota intestinale è stato identificato come un potenziale che contribuisce ad aumentare il rischio di sviluppare miocarditi. Le patologie autoimmuni e le malattie infiammatorie sistemiche sono condizioni che predispongono allo sviluppo di questa patologia, specialmente nelle donne. Infine, le allergie ad alcuni farmaci possono associarsi ad alcune forme particolari di miocardite. Ci si domanda inoltre, se lo stile di vita possa facilitare la comparsa del disturbo. Verosimilmente lo stile di vita è coinvolto non tanto nel facilitare la comparsa del disturbo quanto nel favorire lo sviluppo di forme più gravi. Infine, l’esposizione ad agenti tossici, come metalli pesanti, inalanti e monossido di carbonio, e alcune sostanze d’abuso, come la cocaina e le metamfetamine, possono dare luogo a quadri di miocardite acuta. La miocardite può manifestarsi come condizione isolata, associata alla compromissione di altri organi o nel contesto di malattie sistemiche. Fino a un terzo dei casi si associa alla pericardite, che consiste nell’infiammazione della membrana che avvolge e protegge il cuore, dal momento che le due patologie condividono in buona parte l’eziologia.

Diagnosi

La miocardite e la pericardite rappresentano spesso il risultato di processi sottostanti che provocano infiammazioni e danni al muscolo cardiaco; di conseguenza la diagnosi di questi disturbi prevede innanzitutto l’identificazione della patologia sottostante. Per valutare la presenza di un’infiammazione cardiaca, il cardiologo può ricorrere ad una serie di accertamenti strumentali come un elettrocardiogramma (ECG), una radiografia del torace, un ecocardiogramma, una TAC o una risonanza magnetica, e ad esami del sangue; la conferma della diagnosi può richiedere una biopsia endomiocardiaca, eseguita nel contesto di un’angiografia.

Trattamenti

È generalmente necessario il ricovero ospedaliero per il monitoraggio iniziale e la somministrazione della terapia. Nella maggior parte dei casi, la terapia è quella farmacologica standard dell’insufficienza cardiaca. Nelle forme complicate, può essere indicato il ricovero in terapia intensiva, per il supporto del sistema circolatorio o il trattamento delle aritmie. Nel caso venga individuata una causa specifica, possono essere indicati dei trattamenti mirati o con terapia immunosoppressiva. Ai pazienti affetti da miocardite è raccomandata l’astensione dall’attività fisica per almeno 3-6 mesi, e comunque fino a normalizzazione degli accertamenti successivi e degli esami ematici.

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Silvia Trevaini

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