Il massaggio antigravitazionale al miele di manuka

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Il miele di manuka, una preziosissima sostanza naturale, estratta dal nettare di una pianta pioniera che si trova in Australia e Nuova Zelanda, la Leptospermum  scoparium, nutre in profondità e consente grazie alla sua peculiare consistenza, molto densa e cremosa, di eseguire una particolare tecnica di massaggio che attraverso specifici movimenti stimola gli strati più profondi della pelle e aiuta a rimodellare i tessuti. Promuove diverse reazioni biochimiche e cellulari, tra le quali un incremento del metabolismo cutaneo e l’aumento di produzione di collagene che permettono di tonificare e reidratare la pelle contrastando così la flaccidità delle braccia. Si tratta del massaggio antigravitazionale, che si basa sui principi della vacuum terapia, la quale sfrutta un’azione di aspirazione che richiama in superficie un notevole afflusso sanguigno, favorisce il drenaggio dei tessuti, e apporta al derma nutrienti ed acqua con un effetto tonificante e rimpolpante, attiva i muscoli e aiuta a mobilizzare gli accumuli adiposi. Le potenzialità cosmetiche del miele di manuka sono tantissime: questa meravigliosa sostanza naturale è nota per avere i più alti livelli di polifenoli (micronutrienti antiossidanti) di tutti i mieli, aumentando così la capacità della pelle di rigenerarsi, di proteggersi dai processi di invecchiamento naturale e di avere una migliore resistenza, anche grazie alle sue proprietà lenitive e purificanti. Può aiutarci a ringiovanire e a ridefinire le braccia perché nutre il derma che sostiene la pelle e attraverso questa particolare tecnica di massaggio ci aiuterà a risvegliare il microcircolo sanguigno e linfatico e ad apportare alla cute nutrienti e acqua: così il derma, proprio come una spugna, aumenterà il suo volume, con un effetto antigravitazionale. Continua a leggere



Tatuaggi: gli inchiostri vietati

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Dal 4 gennaio 2022 è entrato in vigore un regolamento che impone nuove regole ai tatuatori, soprattutto riguardo alla quantità di sostanze considerate nocive ammessa nei pigmenti. Il riferimento è al regolamento europeo 2081 del 2020, un documento con cui la Commissione europea modifica un altro regolamento del 2006, il Reach, che elenca, valuta e autorizza le sostanze chimiche utilizzabili in Europa e le relative concentrazioni tollerate. Il nuovo regolamento dal 4 gennaio 2022 ha messo al bando quei pigmenti colorati usati nell’industria dei tatuaggi e dei cosmetici che, oltre una certa soglia, contengono elementi come nichel, mercurio, cromo e soprattutto isopropanolo, un ingrediente che si aggiunge alla maggior parte dei colori per sterilizzarli. Tali sostanze – contenute in quasi tutti gli inchiostri per tatuaggi tranne che nel nero, se non in quantità bassissime – sono ritenute potenzialmente dannose perché possono causare reazioni allergiche, irritazioni e secchezza della pelle, danni al sistema nervoso e sono considerate anche cancerogene. Il regolamento dell’Unione europea non ha fatto altro che aggiornare i livelli di concentrazione delle sostanze potenzialmente pericolose per la salute che gli inchiostri contengono, abbassandone la soglia consentita. Tali pigmenti, infatti, sono stati vietati non solo per i tatuaggi, ma anche per il trucco permanente e per il microblading, una sorta di tatuaggio per le sopracciglia. Fino al 4 gennaio 2023 era stata concessa una deroga per il pigment green 7 e il pigment blue 15:03, poiché sul mercato non erano ancora disponibili sostituti. Il regolamento ha imposto anche nuove norme per le etichette informative che, oltre a essere scritte in italiano (o nella lingua del paese in cui si effettua il tatuaggio) devono anche riportare informazioni precise sulla presenza e quantità delle sostanze ritenute pericolose. In particolare, è previsto che indichino se la miscela abbia o meno nichel oppure cromo: se li contengono, sull’etichetta deve essere anche presente l’avvertenza che queste sostanze possono dare origine a reazioni allergiche. Inoltre, gli inchiostri devono riportare la dicitura “miscela per tatuaggi o trucco permanente”. Ho chiesto l’opinione a riguardo di un esperto dermatologo italiano, il dottor Santo Raffaele Mercuri, primario dell’Unità di Dermatologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.
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Pensieri ossessivi e intrusivi

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Vi è mai sorto l’improvviso dubbio di non aver spento bene il gas una volta usciti di casa o di aver dimenticato di chiudere l’auto, oppure di aver investito qualcuno mentre state alla guida o ancora di aver rubato nel supermercato senza esservene accorti? È frequente pensare di aver commesso un’orribile azione senza sapere esattamente cosa. Stiamo parlando di intrusioni mentali definite da Rachman come “ogni pensiero ricorrente, inaccettabile, indesiderato, accompagnato da un soggettivo disagio emotivo”. È certo che, in momenti di forte stress, si diventa più vulnerabili a queste “intrusioni”. Sono pensieri che assediano la mente a lungo. Possono essere provocati da situazioni di dolore provate nel passato, ma spesso si riferiscono a esperienze bizzarre (e indesiderate), come immaginare di trovarsi nudi in pubblico, che affiorano nei momenti di insonnia e tensione.  Clinicamente la presenza di questi pensieri e il relativo contenuto non rilevano il funzionamento e la personalità di una persona. Come dimostra la letteratura, sono esperienze comuni facenti parte della natura umana, non rappresentano necessariamente una sintomatologia relativa a quadri psicopatologici. Ciò che li rende problematici e disturbanti, tanto da trasformarli in ossessioni, è la frequenza di comparsa, la valutazione di questi pensieri come pericolosi ed inaccettabili e le strategie applicate per eliminarli dalla coscienza. Quindi, dal momento in cui le intrusioni mentali diventano molto frequenti e costanti, stressanti e interferenti con la vita quotidiana e l’individuo mette in atto profusi sforzi e strategie fallimentari per eliminarli dalla coscienza, esse diventano vere e proprie ossessioni. A renderli futili e meno attivanti, quindi, è la nostra capacità di lasciarli andare ovvero la capacità di non reagire di fronte alla loro intrusione quindi di non attribuir loro un significato degno di attenzione prolungata. Liberarsi di questi pensieri è possibile con la psicoterapia, le tecniche di rilassamento, la meditazione e l’esercizio fisico.  Vediamo alcune tecniche per eliminare i pensieri intrusivi. Continua a leggere



La dieta F- Factor

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La dieta del fattore F non è esattamente una dieta, ma in realtà è un vero e proprio stile di vita che si basa sul consumo di carboidrati ricchi di fibre in combinazione con alcuni tipi di proteine. Se seguito correttamente, questo regime alimentare promette una perdita di peso importante in un lasso di tempo relativamente breve. Inoltre, un’alimentazione prevalentemente verde riduce gli stati infiammatori e quindi il rischio di malattie croniche come tumori, patologie cardiovascolari e neurodegenerative; e ne tra vantaggio anche il pianeta, perché l’aumento del consumo di alimenti di origine vegetale riduce le emissioni di gas serra. F-Factor è stato creato dalla dietista registrata a New York Tanya Zuckerbrot e il sito web spiega che l’approccio F-Factor si concentra sulla combinazione di proteine ​​magre con carboidrati ad alto contenuto di fibre, che sono a basso contenuto di calorie e ti fanno sentire pieno per tutto il giorno. Quindi questa è essenzialmente una dieta che si concentra sul consumo di tonnellate di fibre – questo è ciò che la “F” sta per F-Factor. “Mangiando più fibre, perderai peso in modo sicuro, costante e naturale, e migliorerai naturalmente la tua salute e il tuo benessere generale”, come affermato sul sito web di F-Factor. Perché tanta fibra? Il sito web dice che aggiunge volume al tuo cibo, rallenta la digestione e aumenta il tuo metabolismo, perché il tuo corpo cerca di scomporlo (anche se non può), il che brucia calorie. I programmi alimentari comunemente usati richiedono di mangiare tre pasti ricchi di fibre al giorno, approfittando di spuntini sani e riempiendo lo stomaco con proteine ​​magre e carboidrati complessi. L’obiettivo di fibre da consumare è di 35 g al giorno. In realtà, quando guardi quel numero non è molto, ma rispetto a quello che la persona media riceve quotidianamente è un aumento notevole. L’individuo medio di solito ingerisce 15 g di fibre al giorno, il che limita molti dei suoi benefici. Continua a leggere



Il freekeh: il grano verde antietà

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Dalle antiche origini mediorientali, il freekeh è un grano diverso da tutti gli altri. Le sue spighe sono raccolte a mano tra i mesi di maggio e giugno, ancora acerbe, prima che giungano a completa maturazione. I chicchi vengono poi lasciati al sole per 24 ore e in seguito abbrustoliti col fuoco sprigionato da arbusti dalla combustione intensa e rapida. Dopo essere stato così essiccato e tostato, il grano è ripulito tramite sfregamento (“freekeh deriva dalla radice araba “faraka” che significa “sfregare”) e infine messo nuovamente sotto il sole. È un procedimento lungo, fondamentalmente per dotare il prodotto delle sue caratteristiche peculiari, perché tutti i passaggi contribuiscono a rendere il freekeh un alimento prezioso, ricco di speciali proprietà nutritive e antiage. La tostatura, inoltre, gli dona appetitosi sentori gradevolmente affumicati che ricordano la nocciola. In Libano il freekeh viene tostato al fuoco dei rami di un arbusto locale, il Balan. È un combustibile ideale, che permette di ottenere una fiamma intensa e breve. Così, i grani di frumento subiscono una tostatura rapida e uniforme che interrompe la maturazione e migliora la conservazione. Si tratta quindi di una vera eccellenza alimentare, risultato di pratiche che si tramandano da generazioni nel bacino del Mediterraneo. Quello che rende questo singolare “grano verde” unico nel suo genere, però, è soprattutto l’eccezionale contenuto di nutrienti che lo eleva al rango di autentico “superfood”. È un cibo che mantiene giovane anche il cervello, grazie al suo notevole contenuto di potassio, fondamentale per il corretto scambio nervoso delle cellule. Continua a leggere



Tutti i benefici dell’aceto di mele

Apple cider vinegar still life

È utilizzato da secoli come rimedio popolare per numerosi disturbi di salute. Si ottiene miscelando mele tritate con acqua e zucchero, poi lasciando il composto a fermentare e macerare. Da questa fermentazione, una parte finale del prodotto sarà composta da una sostanza chiamata acido acetico. Nonostante sia un alimento acidulo e dal sapore piuttosto classico, al contrario di prodotti più gustosi come l’aceto balsamico, l’aceto di mele è diventato incredibilmente popolare negli ultimi decenni, per il fatto che il suo utilizzo è stato messo in relazione con molti effetti positivi di salute, dall’eliminare le doppie punte dei capelli lunghi al trattamento dell’artrite fino all’aiuto nell’obesità e nel dimagrimento. Questi sono più che altro gli aspetti messi in rilievo dalle mode pubblicitarie e dai trend salutistici basati sulla mitizzazione di cibi e sostanze, sfruttati intelligentemente a livello di marketing e profitto dalle aziende alimentari. Ma vediamo la validità scientifica dei vari claim attribuiti all’aceto di mele. Continua a leggere