Prevenzione urologica: perché è importante?

Prostatite, iperplasia prostatica benigna, tumore della prostata, calcolosi, infertilità e le disfunzioni sessuali come disfunzione erettile ed eiaculazione precoce sono alcune delle patologie nemiche degli uomini che associate a stili di vita poco sani (alcool, fumo, sedentarietà, alimentazione scorretta), incidono in modo importante sulla qualità di vita. Eppure secondo un sondaggio dell’Associazione europea di urologia, circa un terzo degli uomini ritiene di non aver bisogno di andare dal medico, né di doversi sottoporre a visite o controlli periodici (solo il 10-20% si sottopone a una visita di prevenzione), valutando l’opzione di rivolgersi a uno specialista solo in presenza di un dolore. La grande maggioranza della popolazione maschile, a differenza del sesso femminile, non matura infatti  la consuetudine e la volontà di sottoporsi a visite specialistiche periodiche e preventive. È sempre l’imbarazzo tipico dell’uomo a frenare il maschio adulto dal sottoporsi alla visita specialistica ed affrontare problematiche che possono interessare, tra le altre cose, la sfera sessuale. Bisogna invece essere attenti e giocare d’anticipo attraverso la prevenzione

Ne abbiamo parlato insieme al Dott. Mauro Seveso, Medico Chirurgo Specialista in Urologia, presso il Santagostino di Milano, ci spiega perché è importante la prevenzione. Continua a leggere



Tè verde

Il più salutare e dimagrante fra tutti i tè e le tisane ha una sfumatura verde intenso, un aroma erbaceo e un elevatissimo contenuto di polifenoli antiossidanti e di sostanze protettive, che stimolano il metabolismo. Le foglie da cui si ricava sono le stesse del tè nero, raccolte a mano ed essiccate, senza alcun tipo di fermentazione, che farebbe disperdere il contenuto di principi benefici. I componenti polifenolici, catechine, epicatechine (EC), epigallo catechine (EGC), epicatechine gallato (ECG), epigallocatechine gallato (EGCG) e polisaccaridi (TPS), sono le sostanze attive all’interno delle foglie di tè verde. Questi composti sostengono il nostro sistema depurativo nell’eliminazione delle tossine derivate dagli inquinanti, favoriscono il controllo del colesterolo, stimolano le difese, promuovono il dimagrimento e sono utili perfino per contrastare l’obesità. Inoltre accenderebbero i geni che ci aiutano a prevenire il cancro. Continua a leggere



Come aumentare e allenare la propria autostima: liberiamoci dal giudizio degli altri

“Ha poca importanza quello che la gente pensa di me, vera importanza ha quello che io penso di loro”

                                                                                                             Regina Vittoria

 

Oggi giorno sembra quasi facile e inevitabile sentirsi inadeguati. La cultura odierna sembra volerci spingere sempre più verso ideali di perfezione, per ricordarci che per sentirci all’altezza della nostra vita, occorre avere una buona carriera, una bella casa, viaggiare, comprare vestiti fashion, fare palestra, avere un partner e una famiglia invidiata da tutti.  Una delle paure più diffuse è proprio la paura del giudizio degli altri. Temiamo di non venire accettati per via del nostro aspetto fisico, delle nostre origini, del nostro livello di educazione, del nostro lavoro, della nostra età, etc. Ognuno di noi teme di venir giudicato su un aspetto piuttosto che su un altro, ma alla base di tutto vi è il timore dell’umiliazione, dell’esclusione dal gruppo, dell’emarginazione.  La timidezza e tutti i problemi di insicurezza nascono proprio da questo: quando sei timido il tuo problema è la paura del giudizio altrui. E questo accade perché il valore che attribuisci a te stesso è inferiore al valore che attribuisci agli altri. Questo valore è esattamente l’autostima. E l’unico modo per superare la paura del giudizio è quello di aumentarla. La percezione di sé ha un impatto enorme sul mondo in cui gli altri ci considerano. È molto importante ricordare che le basi dell’autostima risiedono in noi stessi e non dipendono dalle opinioni e tantomeno dai giudizi di chi ci circonda. Oggi insieme al Dott Francesco Catona, psicologo e psicoterapeuta, laureato presso l’Università di Firenze e specializzato presso l’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica di Milano, vediamo come  liberarci davvero della paura del giudizio altrui e come ritrovare la sicurezza in noi stessi. Continua a leggere



Naso chiuso

La sensazione di naso chiuso è uno dei sintomi più fastidiosi quando si è colpiti da allergie, raffreddore e influenza: un paio di spruzzi di spray decongestionante e il sollievo è immediato…ma è davvero così sicura questa soluzione?

Naso chiuso e cattiva respirazione sono i sintomi più comuni derivanti da raffreddore e da riniti allergiche o vasomotorie: la soluzione alla portata di tutti è rappresentata da spray e gocce decongestionanti, che riducono in pochi secondi i tessuti gonfi e che permettono un ripristino ottimale anche delle narici più ostruite. Nafazolina, xilometazolina, ossimetazolina sono i principi attivi più utilizzati e agiscono su specifici recettori presenti sulla mucosa dei vasi sanguigni nasali causando una vasocostrizione locale. Il risultato è una riduzione dell’afflusso di sangue e del gonfiore, con la liberazione delle cavità nasali. Ma l’immediato benessere rappresenta una soluzione sicura al problema? Purtroppo no. Il loro uso può creare dipendenza: è necessaria una dose sempre maggiore per avere lo stesso effetto, che svanisce con l’applicazione. Il problema potrebbe addirittura peggiorare: il rapido sollievo fornito da questi prodotti, facilmente reperibili in farmacia, ci spinge spesso a utilizzarli con poca accortezza, per tempi e modalità superiori a quelli previsti e prescritti, peggiorando la situazione di partenza. In sostanza, ci si abitua a respirare così bene con lo spray che quando si arresta l’utilizzazione il naso torna a essere ostruito. Continua a leggere



Quando la musica parla di suicidio

“In pochi giorni si sono registrati tre casi di suicidio di minorenni nell’area di Milano. Ciò riporta l’attenzione su un fenomeno che è sempre affrontato con una modalità fallimentare, ovvero con una reazione preoccupata che poi svanisce per lasciar posto ad un vuoto di conclusioni.

Da una parte, di fronte al suicidio di un ragazzo, non si possono chiamare in causa significati “maturi” di questo gesto, come decisione scaturita da considerazioni definitive sulla propria vita o dal fallimento degli obiettivi principali. E qui sta il primo errore, perché esistono obiettivi e percezioni di realizzazione in ogni fascia di età, ancor prima che esista uno scopo finale della vita.

Il secondo errore è il contrario, cioè la ricerca di un “motivo” troppo preciso, il che porta soltanto a individuare dei motivi variabili tra l’estremamente comune (delusione sentimentale) e il più raro e più grave (abusi ripetuti). Non esce mai fuori il ruolo dello stato mentale, come funzione indipendente”, ci spiega il Dott. Matteo Pacini, medico chirurgo, Specialista in Psichiatria e docente di Medicina delle Dipendenze presso l’università di Pisa.

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Prevenzione: il tumore del seno

Nel 2020, in Italia sono stati diagnosticati circa 55 mila nuovi casi di carcinoma della mammella, di questi circa il 5% sono forme in situ ossia precancerosi senza potenziale invasivo e metastatico (tali forme rappresentano circa il 20% delle neoplasie asintomatiche diagnosticate in corso di screening). Il tumore della mammella è la neoplasia maligna più frequente nelle donne, in cui rappresenta circa un tumore ogni tre nuove diagnosi (30%). Si stima che in Italia 1 donna ogni 8 si ammali di carcinoma mammario nell’arco della vita. Considerando le frequenze nelle varie fasce d’età, i  rappresentano le neoplasie più frequentemente diagnosticate in tutte le fasce di età: in particolare tra le donne nella fascia d’età 0-49 anni (41%), fra le 50-69 enni (35%) e nelle over 70 (22%). Grazie, però, ai continui progressi della medicina e agli screening per la diagnosi precoce, nonostante il continuo aumento dell’incidenza (+0,9 per cento ogni anno) di tumore mammario oggi si muore meno che in passato, tanto che la mortalità fa segnare un calo del 2,2 per cento ogni anno. Circa 9 donne su 10 (87 per cento) sono vive dopo 5 anni dalla diagnosi di tumore mammario e 8 su 10 (80 per cento) lo sono a 10 anni dalla diagnosi. Continua a leggere