Lo Spettro Panico-Agorafobico: una più accurata definizione di un disturbo molto diffuso

Numerosi studi clinici ed epidemiologici hanno dimostrato come il Disturbo di Panico (DP) tenda a manifestarsi lungo uno ‘spettro di gravità’ e a esprimersi attraverso una molteplicità di manifestazioni cliniche. Esiste una vasta popolazione di soggetti che, pur non soddisfacendo i criteri diagnostici per il DP, hanno sintomi attenuati o incompleti, in grado di produrre comunque un disagio soggettivo. Le varie manifestazioni del panico sono state riunite in modo sistematico nell’ambito dello ‘Spettro Panico-Agorafobico’, un modello fenomenologico che è in grado di estendere e completare l’attuale descrizione di questa rilevante area psicopatologica, con un approccio sostanzialmente differente rispetto ai precedenti. Ne parliamo oggi insieme al Dott. Mario Miniati, Specialista in Psichiatria Psicoterapeuta.

Ecco le principali dimensioni dello ‘Spettro Panico-Agorafobico’: Continua a leggere



Come comportarsi in una conversazione sull’alimentazione

Quando adottiamo un nuovo stile di vita salutare e ne osserviamo i benefici, è naturale esserne entusiasti e, soprattutto all’inizio, cercare di condividere questo entusiasmo con le persone che ci circondano. Non sempre, però, alle persone intorno a noi interessa ciò che abbiamo da dire. A volte, parlando delle nostre scelte possiamo trovarci esposti a critiche, anche da chi, magari in famiglia, è “preoccupato” per la nostra16 salute. Queste discussioni possono davvero diventare un grande spreco di energia e, almeno in parte, guastare i nostri successi! Perciò è importante imparare a gestire bene la comunicazione con gli altri. In genere gli errori sono sempre gli stessi… e ci portano a entrare in opposizione con amici, familiari, medici, ecc. In realtà non si tratta di “vincere” alcuna discussione: la miglior cosa è proprio NON cercare affatto di vincere o di avere ragione. Il motivo per cui le persone lanciano delle provocazioni sul tuo stile di vita o le tue scelte alimentari è che si sentono a disagio con il posto che assumi nell’ordine sociale. Si sentono a disagio perché fai qualcosa di diverso, qualcosa che va fuori dalla normalità. Ogni società ha qualche problema con gli anticonformisti. Vediamo come ci può aiutare l’esperienza del nostro esperto in alimentazione fruttariana Giorgio Bogoni. Continua a leggere



Il gruppo sanguigno e la propria personalità

In Giappone il gruppo sanguigno è considerato il più attendibile indicatore della personalità ed attitudini psicofisiche delle persone: Si chiama “ketsu-eki-gata”, la “dottrina dei gruppi sanguigni“; essa sembra che possieda molte più verità di ogni altra veneranda sapienza esoterica.

Questo metodo risale a tempi molto antichi. Nel 1916 un medico giapponese di nome Hara Kimata, pubblico’ una ricerca che vedeva legato il tipo di sangue al carattere. In seguito, intorno al 1925, l’esercito giapponese sfruttò questa teoria per identificare i punti di forza e di debolezza dei propri soldati, per la selezione degli uomini piu’ adatti ad un determinato incarico.

Questa teoria venne formulata nel 1927, ad opera di Takeji Furukawa, quando ancora la scoperta dei gruppi sanguigni era un fatto recente e clamoroso. Continua a leggere



La negazione come meccanismo di difesa dell’equilibrio

“In realtà non è mia intenzione dire qualcosa di offensivo”…

“La persona del sogno non è mia madre”…

(Freud, 1925)

 

Il termine negazione fu inizialmente introdotto in ambito psicanalitico per indicare quel meccanismo per cui il soggetto, pur formulando uno dei suoi desideri, pensieri, sentimenti o emozioni fino ad allora rimossi, continua a difendersi da questi negando che gli appartengano.

Ne parliamo con Cristina Toni e Alessandra Del Carlo, specialiste in psichiatria del Centro Medico Visconti di Modrone.

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Il dolce far niente

Impara a goderti senza sensi di colpa  il dolce far niente. Fermati, per un istante. Osservati dall’esterno, con oggettività. Stai correndo da quando hai messo i piedi fuori dal letto, non ti sei neanche chiesta come stai oggi, se ti domandassero che cosa hai mangiato a colazione dovresti pensarci. Sì, hai bevuto un caffè in piedi mentre scrivevi la tua “to do list” quotidiana, l’elenco delle cose da fare, e sgranocchiato un biscotto di cui non ricordi il gusto. Nel mentre impostavi mentalmente l’organizzazione dell’intera settimana, scandita al nano secondo. Più che essere esaurita, sei abituata ad affannarti anche quando non ce ne realmente bisogno. Soprattutto  chi abita in una grande città, lo fa in ogni occasione, come un automatismo. Al lavoro le ore volano e ti agiti perché temi di non stare nei tempi, la pausa pranzo è un  prolungamento della mattinata, dura giusto il tempo di mettere a tacere i brontolii dello stomaco e i  discorsi affrontati con i colleghi vertono sempre solo su problemi professionali. Continua a leggere