Può sembrare assurdo, vero, ma accade che anche l’acqua, così apparentemente innocua, crei dei problemi di intolleranza. Se pensiamo a quella piacevole sensazione che si prova quando si sta a mollo nella vasca da bagno, avvolti da schiuma, vapore e aromi inebrianti, mentre all’esterno le temperature scendono in picchiata e l’aria si fa sempre più pungente. E che dire, invece di una doccia fresca, che regala un po’ di sollievo nelle giornate estive e spezza la morsa insistente del caldo. L’acqua è sicuramente un prezioso alleato per mente e corpo, in grado si di detergere, ma anche di ritemprare, allentare le tensioni, coccolare e divertire.
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Allergia agli acari
Deumidificare la casa, non tenere piante o fiori in camera da letto, utilizzare tessuti antiacaro, spolverare con cura stando attenti a non sollevare la polvere. Sono solo alcuni dei consigli utili da seguire per ridurre i problemi provocati dall’allergia all’acaro della povere.
L’allergia agli acari della polvere è una delle più diffuse nei Paesi occidentali e colpisce circa il 20% della popolazione. Non solo in primavera quindi, esistono allergie che si manifestano durante tutto l’anno. Tra le più diffuse c’è quella degli acari della polvere, microscopici ragnetti, invisibili a occhio nudo, che vivono nella polvere e si depositano su materassi, cuscini, coperte, tende, peluche ecc… Si è allergici agli acari o, per meglio dire, agli escrementi di questo animaletto. Il periodo dell’anno in cui viviamo ancor a più stretto contatto con loro è l’inverno. Con l’arrivo del freddo, infatti, si tende a passare molto più tempo in ambienti chiusi, poco arieggiati, nei quali si deposita una maggior quantità di polvere, condizioni che ne favoriscono la proliferazione. Ma come si fa a riconoscere se si è davvero allergici agli acari? E che tipo di strategie bisogna mettere in pratica per limitarne la diffusione? Seguire delle semplici regole d’igiene della casa e del luogo di lavoro e acquistare materassi e tessuti antiacaro, ad esempio, sono già un ottimo modo per alleviare i fastidi e tenere sotto controllo il problema. Continua a leggere
Cure contro la rosacea
Quei visi perennemente arrossati, con capillari evidenti, soprattutto nelle aree centrali del viso, sono il segnale di una delle più fastidiose malattie della pelle, la rosacea. Chi ne soffre deve fare i conti non solo con questo rossore “antiestetico”, ma anche con la possibile comparsa di lesioni infiammatorie (papule/ pustole) nonché alterazioni agli occhi ( fotosensibilità, congiuntivite) a cui frequentemente si associano sensazione di calore, bruciore o prurito ( di intensità variabile) in corrispondenza delle aree affette. Se si aggiunge che alcuni fattori “innocui” per la grande maggioranza delle persone ( come un’esposizione solare, uno sbalzo di temperatura, due bicchieri di vino, una corsa veloce, una spruzzata di profumo) possono essere invece causa di peggioramento e/o scatenamento della rosacea, non stupisce che tale dermatosi possa essere fonte di notevole imbarazzo, ansia e/o depressione. Continua a leggere
In cervello intestinale
Da sempre il cervello e l’istinto vengono considerati due realtà antitetiche poichè la prima si riferisce alla ragione, mentre il secondo riguarda la parte irrazionale della persona. Dagli antichi Greci fino ad arrivare ai grandi psicoanalisti Freudiani, il dualismo ragione/istinto ha rappresentato la base per accesi dibattiti e conflitti intellettuali.
In realtà cervello e intestino sono due organi correlati in maniera molto profonda poichè si può supporre che parlino il medesimo linguaggio; infatti sia il sistema nervoso centrale che quello autonomo (che controlla il funzionamento dell’apparato intestinale) utilizzano gli stessi neuromediatori. Tali neuromediatori sono molecole che vengono impiegate nella trasmissione sia delle stimolazioni sensitive (quelle che innescano una reazione), sia degli stimoli motori (le risposte alle stimolazioni). Una delle più importanti ricerche inerenti al ruolo cerebrale dell’intestino (considerato pertanto un “secondo cervello”) è stata effettuata da un gruppo di scienziati della Columbia University, che si è interessato anche della memoria intestinale, secondo cui esiste una comunicazione selettiva tra questi due organi. Continua a leggere
Psicoterapia Interpersonale ‘long distance’ nell’epoca del Coronavirus
La psicoterapia in Italia è ancora concepita quasi esclusivamente come un incontro ‘faccia a faccia’, un momento nel quale silenziare (finalmente…) i cellulari per non essere continuamente interrotti da un WhatsApp o da un sms e, così, parlare nell’ambito di un setting definito e specifico delle proprie ansie, dei propri sintomi o delle proprie difficoltà. Ne parliamo con il Dottor Mario Miniati, Psichiatra Psicoterapeuta del Centro Medico Visconti di Modrone.
Le ultime terribili settimane hanno cambiato in attimo tutto questo, hanno aumentato le distanze, modificato la ritualità dei gesti quotidiani che ci hanno sempre caratterizzato, compresa la possibilità di confrontarci con le figure mediche, con i nostri specialisti di fiducia ‘direttamente’, senza l’intermediazione di alcun mezzo di comunicazione, in un momento di estrema difficoltà per tutti. Continua a leggere
Responsabilità sociale: l’esempio del coronavirus
L’esempio del coronavirus è adatto a ricordare che la sanità, in quanto “sistema sanitario” e in quanto espressione di uno stato e di un comunità, è una questione sociale oltre che individuale. Ne parliamo con il Dottor Matteo Pacini, specialista psichiatra esperto in dipendenze del Centro Medico Visconti di Modrone.
I dati usciti di recente confermano quanto si vociferava già da diverso tempo, e cioè che la stragrande maggioranza dei casi riguardano soggetti con altre malattie, i quali quindi non sono da considerarsi vittime dirette del coronavirus, ma morti per concorso di cause, tra cui l’ultima, e magari la meno importante in sé, è stato il coronavirus. Qualcuno, ed è istintivo, alla lettura di tali dati tenderà ad essere contento se non rientra nelle malattie “a rischio”, come dire “non tocca a me”. Automaticamente, si immagina che a questo punto le restrizioni possano cadere ed essere limitate ai soggetti a rischio, oppure che questi ultimi, ciascuno per sé, pensino a prendere misure particolari per proteggere se stessi. Così non è, per diversi aspetti. Continua a leggere