L’ansia da prestazione ha una definizione semplice, è la paura di fallire in una prova, che si manifesta sul momento, quando inizia la prova. Si distingue quindi dall’ansia anticipatoria, anche se è concatenata con essa. Innanzitutto, conta la struttura di personalità. Ci sono persone che puntano su sé stessi, sul proprio successo, in una maniera estremamente rigida e perfezionistica: o riescono, al meglio; o falliscono. Ciò implica che ogni risultato intermedio che può profilarsi durante la prestazione innesca una crisi, quasi che la reazione ad un mancato successo totale debba favorire un insuccesso totale. Pur essendo assurdo, in un certo senso una persona con una rigidità estrema di questo tipo può sapere come comportarsi solo in queste due condizioni: o va tutto liscio, o “a monte”. Addirittura, se l’ansia cresce già prima della prestazione, questa è annullata: non si va all’esame, si rimanda all’ultimo. Infine, vi sono forme in cui l’ansia di prestazione rallenta addirittura la preparazione alla prova, per cui non si riesce a studiare in vista di un esame, poiché al solo pensiero subentra un’ansia paralizzante circa il possibile fallimento. E’ chiaro in questi casi che l’ansia non è relativa alla prestazione in sé, quanto alla tensione da aspettativa generale su di sé. Ne parliamo con il Dott. Matteo Pacini, medico chirurgo, Specialista in Psichiatria e docente di Medicina delle Dipendenze presso l’università di Pisa. Continua a leggere