La causa
La causa dell’epilessia femminile è stata identificata nel 2008 da un gruppo di ricercatori anglo-australiani nella mutazione del gene Pcdh19, responsabile della codifica della “protocaderina 19”, una proteina presente nella membrana delle cellule del sistema nervoso centrale e necessaria a garantire, fin dalla fase dello sviluppo intrauterino, la corretta formazione delle giunzioni tra i neuroni e un’efficiente trasmissione degli impulsi elettrici. Poiché il gene Pcdh19 è localizzato sul cromosoma X, il fatto che il corredo genetico femminile ne possegga una coppia (XX) in ogni cellula aumenta la probabilità per le donne di sviluppare questa specifica mutazione rispetto ai maschi. Si è notato che le femmine tendono a sviluppare i sintomi anche se il gene alterato è presente su un solo cromosoma X, perché esso predomina sul gene sano posto sull’altro cromosoma X. Ciò non accade nei maschi, che anche in presenza dell’alterazione sulla X del loro corredo genetico (XY), tendono a non ammalarsi.
Sintomi
L’esordio della sintomatologia nelle bambine varia tra i 7 mesi e i 5 anni di età; compaiono crisi epilettiche, generalmente favorite da episodi febbrili, spesso numerose nell’arco di poche ore (si definiscono a grappolo), di lunga durata, tendenzialmente di difficile controllo farmacologico. Il tipo di crisi non è costante nei diversi soggetti, ma a volte può esistere una variabilità nello stesso soggetto: crisi tonico-cloniche generalizzate, ipertoniche generalizzate, assenze atipiche, crisi parziali complesse, crisi parziali frontali o temporali, scosse miocloniche, etc. L’evoluzione delle crisi con l’età è variabile, ma sono descritti casi di soggetti con cessazione delle crisi nell’adolescenza o nell’età adulta o comunque con miglioramento del controllo farmacologico. In associazione alle crisi epilettiche, in un’alta percentuale di casi, si è riscontrata la presenza di turbe comportamentali, a volte con caratteristiche di tipo autistico, e deficit cognitivi di grado variabile, dal lieve al moderato-grave.
Diagnosi
Poiché la diagnosi è difficile e richiede test genetici e molecolari difficili da eseguire, l’incidenza e la prevalenza di questa forma di epilessia sono attualmente sconosciute, e, probabilmente, sottostimate.
Terapia
L’epilessia con mutazione del gene Pcdh19 è difficile da curare, perciò, attualmente non esiste una terapia specifica per tenerla sotto controllo. Tuttavia, gli esperti sono consapevoli che qualsiasi trattamento capace di ridurre la frequenza, la durata e la severità delle crisi epilettiche può influire positivamente sulla qualità della vita delle bambine con questa malattia e delle loro famiglie. Il beneficio è maggiore se le cure sono associate a tecniche riabilitative in caso di disturbi comportamentali o deficit cognitivi. In più, la fisioterapia e la logopedia sono utili per ridurre eventuali disturbi motori o di linguaggio, così come è necessario il sostegno scolastico in presenza di deficit cognitivi e altre compromissioni del funzionamento cerebrale. Oggi i ricercatori stanno valutando l’efficacia di un farmaco sperimentale, il ganaxolone, nell’aumentare la capacità di segnalazione di specifici recettori del cervello (Gaba), in modo da ridurre l’ipereccitabilità neuronale e la frequenza delle crisi epilettiche, e migliorare il controllo dei disturbi comportamentali nei bambini colpiti da epilessia con mutazione del gene Pcdh19.
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