La privazione di sonno, in inglese sleep deprivation, è il termine con cui si indica una condizione di mancanza o assenza del sonno. Dormire infatti è un bisogno umano fondamentale, come mangiare, bere e respirare. Il dormire è una parte vitale alla base per una buona salute e per il proprio benessere. È necessario dunque dormire e riposare correttamente per recuperare energie fisiche e mentali. La carenza del sonno è una condizione che si verifica se non si dorme abbastanza. Si può verificare se sono presenti uno o più dei seguenti motivi: non si dorme abbastanza, si dorme all’ora sbagliata (ovvero non si è sincronizzati con l’orologio naturale del proprio corpo), non si dorme bene o non si riposa per ottenere il recupero di cui il corpo ha bisogno, si ha un disturbo del sonno che impedisce di dormire a sufficienza o causa un sonno di scarsa qualità. La carenza del sonno può portare a problemi di salute fisici e mentali, lesioni, perdita di produttività e persino a rischi maggiore di morte. Inoltre, la privazione del sonno spesso è causa di sonnolenza diurna, di cali di concentrazione e riduzione delle prestazioni sul lavoro o nello studio. Di notevole impatto, nel corso degli anni, sono stati gli studi volti ad esplorare la relazione tra sonno e funzionamento cognitivo. È oramai assodato il coinvolgimento attivo del sonno nei cambiamenti della plasticità cerebrale alla base dei processi mnemonici e di apprendimento. Le indicazioni scientifiche suggeriscono, infatti, come la deprivazione di sonno, prima di un apprendimento, agisca particolarmente sul processo di codifica, così come influisce in fase post-apprendimento circa il consolidamento della traccia mnestica. Ne parliamo insieme al Dott. Filippo Ongaro, ex medico degli astronauti ed esperto in medicina rigenerativa, anti-invecchiamento e nutrigenomica, coach di crescita personale e fondatore del Metodo Ongaro.
Perché è così diffusa questa abitudine di dormire poco?
La vita è sempre più stressante e quindi ci mantiene in una condizione di ipervigilanza che non agevola il sonno e ci spinge ad adottare comportamenti di compenso, per esempio la TV e il web che peggiora ancora di più le cose. L’influenza peggiorativa del sonno di schermi, tv, luci, suoni sul sonno è nota da decadi.
Come la deprivazione di sonno impatta sulle nostre capacità cognitive? E se sì, in che misura?
Il cervello è un organo di circa 1.3 Kg ma consuma fino al 20% dell’energia a disposizione del corpo, un quantitativo enorme. Si tratta di un tessuto potente ma dispendioso e con una grande necessità di recupero che viene garantita in particolare dal sonno. Quando dormiamo poco e male il cervello non è in grado di assolvere ai suoi compiti più complessi che sono quelli razionali. Infatti, tutti sappiamo che quando siamo stanchi emergono più facilmente comportamenti istintivi come la rabbia per esempio.
In che modo la stanchezza porta ad abbassare la qualità delle scelte che facciamo e quindi del nostro stile di vita?
Nel corso della giornata il nostro cervello deve compiere un numero enorme di decisioni di cui siamo consapevoli solo in minima parte. Più decisioni il cervello prende e più si riduce la qualità delle decisioni stesse. Il fenomeno si chiama affaticamento decisionale e spiega come mai a fine giornata quando siamo stanchi facciamo più fatica a resistere al bicchiere di vino o al pezzo di formaggio anche se razionalmente non vogliamo assumerli.
Quale consiglio vuole dare a chi dorme poco?
Occorre lavorare a monte riducendo il carico di stress. La meditazione e alcune tecniche di rilassamento come il training autogeno possono essere molto utili. Inoltre, è utile lavorare sull’ambiente domestico. Dalle 18 in poi iniziamo ad abbassare la luce, ad evitare suoni eccessivi, a spegnere schermi e televisioni in modo da favorire la calma. Cercare di lasciare passare almeno 3 ore dalla cena a quando si va a letto è anche molto importante.
Silvia Trevaini
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