La dieta chetogenica funziona anche contro il mal di testa. La Dieta chetogenica è stata originariamente sviluppata per i bambini epilettici circa cento anni fa ed ora è studiata per trattare anche l’emicrania. Prima che la Dieta chetogenica diventasse la nuova tendenza in tema di diete low-carb (basso contenuto di carboidrati), era utilizzata per trattare l’epilessia nei bambini. I medici avevano inizialmente osservato che il digiuno riduceva la quantità di convulsioni, e che mangiare prevalentemente grassi e poche altre cose simulava gli effetti del digiuno nel cervello. Recentemente i ricercatori hanno sperimentato simili osservazioni positive negli emicranici. La versione originale si basava su un regime alimentare sbilanciato a favore dei grassi, presenti in quantità nettamente superiori rispetto a proteine e carboidrati. Oggi esistono diverse varianti di dieta chetogenica, utilizzate soprattutto per gli adulti e caratterizzate da un diverso rapporto tra macronutrienti. Tutte partono dal rovesciamento della “piramide alimentare” tipica della dieta Mediterranea e prevedono pochissimi carboidrati, un giusto apporto di proteine (in genere 1 g per kg di peso corporeo) e tanti grassi, soprattutto “buoni” (polinsaturi) che devono coprire il restante fabbisogno calorico quotidiano. Spesso la dieta chetogenica viene confusa con quella iperproteica, dalla quale invece è molto diversa. La quota di proteine previste dal menu giornaliero non è eccessiva, ma rispetta il quotidiano fabbisogno individuale, per evitare che il surplus si trasformi in zuccheri, ostacolando il raggiungimento della chetosi. Continua a leggere
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Vitamina D e depressione
La vitamina d è un neuroprotettore, che oltre a garantire importanti benefici migliora la capacità di sintetizzare numerosi minerali fondamentali per il corpo. Si conta che quasi il 60% delle persone tra i 50 e i 60 anni sperimenti una carenza di questo steroide; la percentuale si alza all’80% quando parliamo di ultraottantenni. L’invecchiamento quindi porta a un rallentamento nella sintetizzazione della vitamina D con conseguenze sulla concentrazione, sulla perdita di memoria e sulla possibilità di trarre conclusione ragionate. Tanti sintomi neurologici che si tende a trascurare e che non sempre vengono relazionati a questa specifica carenza. Continua a leggere
Tatuaggi: gli inchiostri vietati
Dal 4 gennaio 2022 è entrato in vigore un regolamento che impone nuove regole ai tatuatori, soprattutto riguardo alla quantità di sostanze considerate nocive ammessa nei pigmenti. Il riferimento è al regolamento europeo 2081 del 2020, un documento con cui la Commissione europea modifica un altro regolamento del 2006, il Reach, che elenca, valuta e autorizza le sostanze chimiche utilizzabili in Europa e le relative concentrazioni tollerate. Il nuovo regolamento dal 4 gennaio 2022 ha messo al bando quei pigmenti colorati usati nell’industria dei tatuaggi e dei cosmetici che, oltre una certa soglia, contengono elementi come nichel, mercurio, cromo e soprattutto isopropanolo, un ingrediente che si aggiunge alla maggior parte dei colori per sterilizzarli. Tali sostanze – contenute in quasi tutti gli inchiostri per tatuaggi tranne che nel nero, se non in quantità bassissime – sono ritenute potenzialmente dannose perché possono causare reazioni allergiche, irritazioni e secchezza della pelle, danni al sistema nervoso e sono considerate anche cancerogene. Il regolamento dell’Unione europea non ha fatto altro che aggiornare i livelli di concentrazione delle sostanze potenzialmente pericolose per la salute che gli inchiostri contengono, abbassandone la soglia consentita. Tali pigmenti, infatti, sono stati vietati non solo per i tatuaggi, ma anche per il trucco permanente e per il microblading, una sorta di tatuaggio per le sopracciglia. Fino al 4 gennaio 2023 era stata concessa una deroga per il pigment green 7 e il pigment blue 15:03, poiché sul mercato non erano ancora disponibili sostituti. Il regolamento ha imposto anche nuove norme per le etichette informative che, oltre a essere scritte in italiano (o nella lingua del paese in cui si effettua il tatuaggio) devono anche riportare informazioni precise sulla presenza e quantità delle sostanze ritenute pericolose. In particolare, è previsto che indichino se la miscela abbia o meno nichel oppure cromo: se li contengono, sull’etichetta deve essere anche presente l’avvertenza che queste sostanze possono dare origine a reazioni allergiche. Inoltre, gli inchiostri devono riportare la dicitura “miscela per tatuaggi o trucco permanente”. Ho chiesto l’opinione a riguardo di un esperto dermatologo italiano, il dottor Santo Raffaele Mercuri, primario dell’Unità di Dermatologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.
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Pensieri ossessivi e intrusivi
Vi è mai sorto l’improvviso dubbio di non aver spento bene il gas una volta usciti di casa o di aver dimenticato di chiudere l’auto, oppure di aver investito qualcuno mentre state alla guida o ancora di aver rubato nel supermercato senza esservene accorti? È frequente pensare di aver commesso un’orribile azione senza sapere esattamente cosa. Stiamo parlando di intrusioni mentali definite da Rachman come “ogni pensiero ricorrente, inaccettabile, indesiderato, accompagnato da un soggettivo disagio emotivo”. È certo che, in momenti di forte stress, si diventa più vulnerabili a queste “intrusioni”. Sono pensieri che assediano la mente a lungo. Possono essere provocati da situazioni di dolore provate nel passato, ma spesso si riferiscono a esperienze bizzarre (e indesiderate), come immaginare di trovarsi nudi in pubblico, che affiorano nei momenti di insonnia e tensione. Clinicamente la presenza di questi pensieri e il relativo contenuto non rilevano il funzionamento e la personalità di una persona. Come dimostra la letteratura, sono esperienze comuni facenti parte della natura umana, non rappresentano necessariamente una sintomatologia relativa a quadri psicopatologici. Ciò che li rende problematici e disturbanti, tanto da trasformarli in ossessioni, è la frequenza di comparsa, la valutazione di questi pensieri come pericolosi ed inaccettabili e le strategie applicate per eliminarli dalla coscienza. Quindi, dal momento in cui le intrusioni mentali diventano molto frequenti e costanti, stressanti e interferenti con la vita quotidiana e l’individuo mette in atto profusi sforzi e strategie fallimentari per eliminarli dalla coscienza, esse diventano vere e proprie ossessioni. A renderli futili e meno attivanti, quindi, è la nostra capacità di lasciarli andare ovvero la capacità di non reagire di fronte alla loro intrusione quindi di non attribuir loro un significato degno di attenzione prolungata. Liberarsi di questi pensieri è possibile con la psicoterapia, le tecniche di rilassamento, la meditazione e l’esercizio fisico. Vediamo alcune tecniche per eliminare i pensieri intrusivi. Continua a leggere
Il freekeh: il grano verde antietà
Dalle antiche origini mediorientali, il freekeh è un grano diverso da tutti gli altri. Le sue spighe sono raccolte a mano tra i mesi di maggio e giugno, ancora acerbe, prima che giungano a completa maturazione. I chicchi vengono poi lasciati al sole per 24 ore e in seguito abbrustoliti col fuoco sprigionato da arbusti dalla combustione intensa e rapida. Dopo essere stato così essiccato e tostato, il grano è ripulito tramite sfregamento (“freekeh deriva dalla radice araba “faraka” che significa “sfregare”) e infine messo nuovamente sotto il sole. È un procedimento lungo, fondamentalmente per dotare il prodotto delle sue caratteristiche peculiari, perché tutti i passaggi contribuiscono a rendere il freekeh un alimento prezioso, ricco di speciali proprietà nutritive e antiage. La tostatura, inoltre, gli dona appetitosi sentori gradevolmente affumicati che ricordano la nocciola. In Libano il freekeh viene tostato al fuoco dei rami di un arbusto locale, il Balan. È un combustibile ideale, che permette di ottenere una fiamma intensa e breve. Così, i grani di frumento subiscono una tostatura rapida e uniforme che interrompe la maturazione e migliora la conservazione. Si tratta quindi di una vera eccellenza alimentare, risultato di pratiche che si tramandano da generazioni nel bacino del Mediterraneo. Quello che rende questo singolare “grano verde” unico nel suo genere, però, è soprattutto l’eccezionale contenuto di nutrienti che lo eleva al rango di autentico “superfood”. È un cibo che mantiene giovane anche il cervello, grazie al suo notevole contenuto di potassio, fondamentale per il corretto scambio nervoso delle cellule. Continua a leggere
Il cavolfiore
Bianco, verde, giallo o viola, il cavolfiore è un bellissimo ortaggio invernale e proprio adesso serve per dare una mano alle nostre difese. In Italia è coltivato in tante varietà, da quello romanesco a quello Tardivo di Fano, fino al “Gigante” di Napoli. Il cavolfiore è un vero alleato per questo periodo. La presenza di composti solforati lo rende utile per contrastare le malattie tipiche della stagione, così come l’apporto di vitamina C, che svolge un ruolo basilare per il nostro sistema immunitario, oltre che per la crescita e la riparazione dei tessuti, essendo anche coinvolta nella sintesi del collagene, proteina che rallenta il rilassamento cutaneo e la comparsa delle rughe. Altre vitamine che fanno del cavolfiore un vero toccasana, come la K e la E, hanno proprietà diuretiche, lassative e antireumatiche. Se a questo aggiungiamo le fibre e l’acqua presenti in questo ortaggio, che migliorano la composizione del microbiota, essenziale per avere difese “in forma”, è facile capire come il suo consumo regolare sia fortemente consigliato in questo periodo dell’anno. Dalla sua parte, il cavolfiore ha anche un basso apporto calorico (circa 25 kcal ogni 100 grammi), e un’elevata capacità saziante: se devi perdere qualche chilo, accumulato per colpa delle festività, puoi contare su di lui. Il cavolfiore è una discreta fonte di calcio: una porzione di circa 300g fornisce una quantità di questo minerale pari a quella presente in 100 ml di latte vaccino. È dunque un alimento ideale da consumare per mantenere la salute delle ossa e denti, indicato per contrastare i disturbi legati alla menopausa. Il cavolfiore esercita un’azione benefica sull’organismo soprattutto se consumato regolarmente, due/tre volte a settimana Continua a leggere