Il prurito acquagenico

Può sembrare assurdo, vero, ma accade che anche l’acqua, così apparentemente innocua, crei dei problemi di intolleranza. Se pensiamo a quella piacevole sensazione che si prova quando si sta a mollo nella vasca da bagno, avvolti da schiuma, vapore e aromi inebrianti, mentre all’esterno le temperature scendono in picchiata e l’aria si fa sempre più pungente. E che dire, invece di una doccia fresca, che regala un po’ di sollievo nelle giornate estive e spezza la morsa insistente del caldo. L’acqua è sicuramente un prezioso alleato per mente e corpo, in grado si di detergere, ma anche di ritemprare, allentare le tensioni, coccolare e divertire.

Eppure, sebbene sia quasi difficile da credere, c’è qualcuno pronto a sostenere il contrario. È il caso di chi soffre di prurito acquagenico, a causa del quale il contatto con questo vitale elemento può essere  addirittura fastidioso e talvolta sgradevole.  Si tratta di una forma di intolleranza cutanea all’acqua, indipendente dalle sue caratteristiche chimico-fisiche (ad esempio, temperatura e composizione). Si ipotizza che, per difendersi da questo agente esterno, ritenuto erroneamente un nemico per l’organismo, vengano rilasciate dosi eccessive di istamina e acetilcolina, neurotrasmettitori che scatenano i sintomi tipici di questo disturbo. Proprio alla stregua di altre ipersensibilizzazioni, la cute quindi reagisce in modo anomalo al contatto con l’acqua, attivando un meccanismo di salvaguardia che si manifesta con una sensazione di punture di spillo, forti attacchi pruriginosi, formicolii e talvolta anche bruciore. Questa sintomatologia, che colpisce prevalentemente gli arti superiori e inferiori, può comparire subito dopo il contatto con questo liquido, magari inseguito a una doccia o a un bagno, anche in mare o in piscina, o anche a distanza di qualche ora. Nella maggior parte dei casi il prurito acquagenico è di natura idiopatica, cioè non si accompagna ad altre malattie e la causa è tutt’altro che conosciuta, ma in alcune persone può essere la spia di una patologia silente, cioè che ancora non si è evidenziata. Per mettere a tacere questo disturbo che, stando alle stime , si manifesta prevalentemente tra la fine dell’estate e l’inizio del periodo autunnale, non esistono soluzioni completamente risolutive, ma solo presidi preventivi in grado di lenirne la sintomatologia. Prima di entrare nella vasca piena d’acqua, di farsi una doccia calda o di tuffarsi in mare o in piscina bisognerebbe applicare sulla cute un prodotto topico a base di capsaicina, un componente organico presente naturalmente nel peperoncino. Oltre all’utilizzo di queste creme, che si possono acquistare in farmacia, per attenuare l’intensità della sintomatologia si può optare per detergenti delicati all’avena. Infatti questo cereale possiede spiccate proprietà antinfiammatorie, in grado di ridurre il prurito di entità lieve o moderata, ed è quindi particolarmente indicato per pelli sensibili, secche e irritate. Se il prurito persiste, si consiglia un ciclo di fototerapia con raggi ultravioletti UVB a banda stretta, per due-tre volte a settimana, che a lungo andare dovrebbero diminuire la frequenza e l’intensità delle manifestazioni. Da non sottovalutare anche l’efficacia dei farmaci antistaminici per bocca che, assunti almeno mezz’ora prima di entrare in contatto con l’acqua, possono smorzare la reattività della cute di fronte a questo elemento e la bloccano anche nelle forme tardive, cioè a distanza di qualche ora. L’ideale è immergersi in acqua tiepida e mai calda. Dopo essere entrati in contatto con l’acqua ci si deve asciugare tamponando delicatamente la cute con un telo di cotone o microfibra, evitando uno sfregamento energico che potrebbe favorire ulteriormente il rilascio di mediatori responsabili del prurito. È sempre fondamentale, poi applicare su tutto il corpo un prodotto emolliente, lenitivo e idratante, magari ricco di glicerolato d’amido, burro di karitè, acido ialuronico, urea o olio di mandorle, dopo aver fatto la doccia o il bagno.

trevaini50Silvia Trevaini

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