Rituali giapponesi per un buon sonno

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Ad aprile, l’arrivo della primavera porta con sé un tepore così piacevole da favorire il sonno. Dormire bene la notte ha molteplici benefici per la nostra pelle. Non solo riduce i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress che può portare all’assottigliamento della pelle, ma aumenta anche la produzione di melatonina, un antiossidante che aiuta a combattere le rughe e il rilassamento cutaneo. Inoltre, le cellule della nostra pelle responsabili della produzione di collagene si rigenerano durante il sonno, con conseguente miglioramento del tono e dell’elasticità dei tessuti. Per potenziare questo processo di ringiovanimento possiamo ispirarci ai rituali di cura della pelle delle donne giapponesi. Questi rituali sono radicati nella convinzione di una profonda connessione tra il nostro sé interiore ed esteriore. Prendendoci cura della nostra pelle, in definitiva, ci prendiamo cura di noi stessi nel loro insieme. Il rituale del sonno di bellezza in stile giapponese qui proposto si suddivide in tre fasi: il bagno serale, il lavaggio del viso e il massaggio facciale giapponese con olio di camelia. Vediamoli insieme…

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Aprile dolce dormire!

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La primavera è al suo apice e con essa iniziamo ad essere più attivi. Ma che fare quando invece ci sentiamo sempre stanchi? Questa problematica coinvolge diverse migliaia di italiani che lamentano di sentirsi sempre stanchi, non solo alla sera quando potrebbe essere fisiologico, ma già al risveglio o nel primo pomeriggio, piuttosto che nei casi più gravi tutto il giorno. Questo si verifica spesso nei casi di Long Covid, ma talvolta può essere anche un segnale, unito ad altri sintomi, della sindrome da stanchezza cronica. 

La naturopatia e l’aromaterapia possono venire in aiuto, come sempre, per alleviare i sintomi o addirittura andare alla radice del problema. Vediamo come, insieme ad Alessia Daturi, naturopata e aromaterapeuta della Scuola italiana di medicina olistica di Milano. Continua a leggere



Cosa succede al tuo cervello se non dormi abbastanza

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La privazione di sonno, in inglese sleep deprivation, è il termine con cui si indica una condizione di mancanza o assenza del sonno. Dormire infatti è un bisogno umano fondamentale, come mangiare, bere e respirare. Il dormire è una parte vitale alla base per una buona salute e per il proprio benessere. È necessario dunque dormire e riposare correttamente per recuperare energie fisiche e mentali. La carenza del sonno è una condizione che si verifica se non si dorme abbastanza. Si può verificare se sono presenti uno o più dei seguenti motivi: non si dorme abbastanza, si dorme all’ora sbagliata (ovvero non si è sincronizzati con l’orologio naturale del proprio corpo), non si dorme bene o non si riposa per ottenere il recupero di cui il corpo ha bisogno, si ha un disturbo del sonno che impedisce di dormire a sufficienza o causa un sonno di scarsa qualità. La carenza del sonno può portare a problemi di salute fisici e mentali, lesioni, perdita di produttività e persino a rischi maggiore di morte. Inoltre, la privazione del sonno spesso è causa di sonnolenza diurna, di cali di concentrazione e riduzione delle prestazioni sul lavoro o nello studio. Di notevole impatto, nel corso degli anni, sono stati gli studi volti ad esplorare la relazione tra sonno e funzionamento cognitivo. È oramai assodato il coinvolgimento attivo del sonno nei cambiamenti della plasticità cerebrale alla base dei processi mnemonici e di apprendimento. Le indicazioni scientifiche suggeriscono, infatti, come la deprivazione di sonno, prima di un apprendimento, agisca particolarmente sul processo di codifica, così come influisce in fase post-apprendimento circa il consolidamento della traccia mnestica. Ne parliamo insieme al Dott. Filippo Ongaro, ex medico degli astronauti ed esperto in medicina rigenerativa, anti-invecchiamento e nutrigenomica, coach di crescita personale e fondatore del Metodo Ongaro. Continua a leggere



Quando l’ansia non fa dormire

“Da tre notti non riposo, resto ad ascoltare…è la vipera che soffia, che soffia presso l’acqua”

Una delle accoppiate commerciali più fortunate è insonnia/sonnifero. A giudicare dalla mole di sonniferi venduti, si ricava che l’assunzione deve essere in molti casi regolare, ogni sera per lunghi periodi. Ciò risulta strano rispetto alle azioni dei principali sonniferi, perché il loro effetto tende a estinguersi dopo alcune settimane, e l’uso che se ne raccomanda è per periodi brevi, onde evitare l’assuefazione. Si direbbe quindi che una massa di persone abbia perso la capacità fisiologica di dormire, o che non si fidi di poterlo fare senza sonnifero. La consuetudine con questi farmaci diventa tale che molti si scordano perfino di menzionarli quando devono dire la lista di medicine che assumono. Salta fuori dopo, alla fine, o soltanto perché lo si chiede esplicitamente. C’è un sottointeso spesso in quel non menzionarlo, che è “non sono venuto qui per mettere in discussione il mio sonnifero, quello lo gestisco io”. Cosa può essere allo stesso tempo così forte da tenere le persone “strette” alle loro abitudini rassicuranti e al contempo anche molto diffuso, quindi non così strano…? L’ansia. Ne parliamo con il Dott. Matteo Pacini, medico chirurgo, Specialista in Psichiatria e docente di Medicina delle Dipendenze presso l’università di Pisa. Continua a leggere