Endometriosi e yoga: quando il respiro diventa sollievo

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Una donna su dieci. È questo il numero che si cela dietro una delle patologie femminili più complesse e meno comprese: l’endometriosi. In Italia si stima che siano circa 3 milioni le donne che convivono con questa malattia, anche se si pensa che il dato reale sia molto più alto. Non solo dolori mestruali insopportabili: l’endometriosi porta con sé anche infiammazioni durante l’ovulazione, cistiti frequenti, disturbi intestinali, dolori durante i rapporti sessuali, pesantezza al basso ventre e, in circa un terzo dei casi, anche infertilità. A rendere tutto più difficile è il fatto che spesso la diagnosi arriva tardi, e le cure disponibili, seppur necessarie, non sono risolutive. Di fronte a questo scenario, molte donne si trovano a dover convivere con un dolore cronico, quotidiano, che mina la qualità della vita. Ma esistono anche approcci alternativi, complementari, che non sostituiscono le terapie tradizionali ma possono diventare validi alleati. Uno di questi è lo yoga.

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Sotto il vischio: i rimedi dei Celti per il benessere d’inverno

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Dicembre avanza, l’aria si fa più nitida e i boschi sembrano custodire un silenzio speciale, lo stesso che i popoli antichi sentivano avvicinarsi con il solstizio d’inverno. In questo periodo, in cui la natura rallenta e il buio cresce, i Celti trovavano un significato profondo nei cicli stagionali, leggendo in ogni pianta un messaggio di rinascita. Ed è curioso scoprire come molte tradizioni che oggi associamo al Natale, dai rami sempreverdi al vischio appeso sopra la porta, affondino le radici proprio in quella cultura. Pur non avendo lasciato testi scritti, i Celti hanno trasmesso un sapere fitoterapico ricco e sorprendentemente moderno, che torna particolarmente vivo nei mesi più freddi, quando l’organismo chiede calore, equilibrio e sostegno naturale.
Nelle sei regioni in cui la cultura celtica è ancora vitale, Irlanda, Scozia, Galles, Cornovaglia, Bretagna e Isola di Man, l’uso delle erbe medicinali rimane parte della routine quotidiana, soprattutto in inverno. Decotti, infusioni, vini medicati e tinture madri rappresentano una continuità con i rituali dei druidi, figure che custodivano un sapere intuitivo e profondamente connesso alla natura. Le piante non erano semplici “rimedi”, ma entità con un ruolo simbolico e terapeutico. In particolare, durante la stagione invernale i Celti si affidavano ai rami sempreverdi, ai frutti resistenti al gelo e alle cortecce ricche di principi attivi per sostenere il corpo e proteggere lo spirito.

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L’arte di mettere in ordine la vita: quando la casa diventa benessere

Nella quotidianità frenetica di oggi, la casa è diventata uno dei principali indicatori del nostro benessere. Quando gli spazi sono sovraccarichi, anche la mente tende a esserlo: aumenta l’attivazione, diminuisce la chiarezza e il livello di stress sale senza che ce ne accorgiamo. Al contrario, un ambiente leggibile e funzionale aiuta il sistema nervoso a rallentare, favorisce concentrazione e migliora la qualità del riposo. È proprio su questo legame tra ordine ed equilibrio interiore che si concentra il nuovo libro di Irina Potinga, “L’arte di mettere in ordine la vita”. Un lavoro che interpreta il decluttering come un vero processo di consapevolezza: non una pratica estetica, ma un modo per recuperare energia mentale, ridurre il carico emotivo e riallineare il ritmo quotidiano. Nel suo metodo, ogni scelta diventa un gesto di autoregolazione: un oggetto lasciato andare, uno spazio riprogettato, un flusso domestico reso più fluido. Il libro mostra come piccoli interventi possano trasformare la casa in un alleato del benessere e non in un ulteriore fonte di stress. Questa intervista nasce per approfondire i temi centrali del volume: come gli oggetti raccontino emozioni, quali segnali il disordine ci invii e quali micro-abitudini possano sostenere davvero una vita più leggera e più coerente con chi siamo oggi.

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Relazioni tossiche senza urla: come riconoscere chi ti svuota con il silenzio

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Non tutte le relazioni tossiche fanno rumore. Alcune non si vedono, non si sentono, non si notano da fuori. Eppure, logorano in profondità. Non ci sono litigi furiosi, porte sbattute o accuse a voce alta. Ci sono invece messaggi non risposti, sparizioni improvvise, assenze prolungate senza spiegazioni. C’è chi dice parole importanti, fa promesse cariche di emozione, lascia intendere un futuro insieme… e poi scompare. Non urla, ma svuota. Non chiude, ma lascia in sospeso. E questo, spesso, è molto più doloroso di una fine chiara e dichiarata. Questo tipo di relazione si insinua lentamente, e può confondere anche la persona più consapevole. Perché chi sparisce nel silenzio spesso lo fa dopo aver creato un legame profondo, dopo aver aperto spazi emotivi intensi. Ed è proprio questa dissonanza tra ciò che viene detto e ciò che viene fatto a rendere tutto più difficile da riconoscere. Ma è essenziale imparare a farlo. Perché quando una relazione non nutre, ma consuma, non è amore. È dipendenza, è confusione, è tossicità a bassa intensità. Ma ad altissimo impatto emotivo.

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HIV: diagnosi precoce, nuove terapie e un futuro possibile

Ogni anno, con l’arrivo di dicembre, i riflettori tornano, seppur per poco, su una tematica che meriterebbe attenzione tutto l’anno: l’HIV. La Giornata mondiale della lotta contro l’AIDS, celebrata il primo del mese, è uno di quei momenti che dovrebbero spingerci non solo a ricordare, ma soprattutto a riflettere. Perché sì, è vero che negli ultimi decenni la medicina ha fatto passi da gigante, trasformando un’infezione un tempo quasi sempre fatale in una malattia cronica gestibile. Ma è altrettanto vero che il virus non è stato debellato, e che la sua circolazione, spesso silenziosa, continua a colpire ogni fascia d’età, ogni orientamento sessuale, ogni contesto sociale. Oggi convivono con l’HIV milioni di persone nel mondo, e in Italia vengono ancora registrate centinaia di nuove diagnosi ogni anno. Numeri che raccontano una realtà diversa da quella che molti immaginano: l’HIV non è scomparso, semplicemente non se ne parla più. Ci sono ancora troppi pregiudizi, troppa vergogna, troppa disinformazione. C’è chi pensa che riguardi “gli altri”, chi non si considera a rischio, chi ha paura di fare il test, chi ancora crede che basti un bacio per essere contagiati. Il risultato? Diagnosi tardive, occasioni mancate, e un virus che continua a diffondersi anche quando non dovrebbe. Eppure, mai come oggi abbiamo avuto a disposizione strumenti così efficaci per prevenire, trattare e persino interrompere la catena del contagio. Dai farmaci long acting alle nuove formulazioni di PrEP, dai test rapidi alle campagne di sensibilizzazione, qualcosa si sta muovendo. Ma serve uno sforzo collettivo per portare alla luce ciò che è ancora troppo sommerso. Parlare di HIV non è fare allarmismo. È fare informazione. È promuovere consapevolezza. È mettere al centro la salute pubblica e individuale, ricordando che la prevenzione funziona, la cura esiste, e il virus può essere tenuto sotto controllo.

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Superfood del futuro: alghe, carne coltivata e proteine alternative per una nuova alimentazione

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Il futuro dell’alimentazione si gioca sulla capacità di rispondere a tre sfide globali: la sostenibilità ambientale, la crescente domanda di proteine e la tutela della salute umana.
Negli ultimi anni, l’innovazione alimentare ha compiuto passi da gigante, spingendosi oltre i confini dell’agricoltura e della zootecnia tradizionale. Dai superfood vegetali, come alghe e funghi, fino alla carne coltivata in laboratorio e alle proteine alternative derivate da insetti o fermentazioni microbiche, stiamo assistendo a una vera rivoluzione del cibo. Questi nuovi alimenti non solo promettono un alto valore nutrizionale, ma rappresentano anche una risposta concreta alla crisi climatica e alla sicurezza alimentare globale.
Meno consumo di suolo, meno emissioni di CO₂, maggiore efficienza produttiva: la nutrizione del futuro si costruisce così, unendo scienza, sostenibilità e gusto.

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